Comitato Territoriale

Caltanissetta

Giocare per diritto: la forza della genitorialità e dello sport

Dal 9 all'11 marzo ad Enna si è tenuto l'incontro conclusivo del progetto promosso da Uisp Sicilia grazie al sostegno di Con i Bambini

 

I progetti nascono, attecchiscono, devono consolidarsi nelle comunità e cercare un futuro: torniamo a casa dalla tre giorni siciliana con un'istantanea, convinti che nella stessa cornice possono essere collocate future esperienze e scattate nuove foto. Sarà compito delle organizzazioni sociali del territorio, a cominciare dall’Uisp Sicilia, spingere le istituzioni politiche e penitenziarie, le università coinvolte e le scuole per provare a dare prospettive ad un progetto di successo.

L’esperienza di "Giocare per diritto", il progetto Uisp Sicilia che promuove il benessere dei giovani figli di detenuti e supporta la genitorialità all’interno delle carceri della Regione, si è conclusa con tre giorni di iniziative e incontri pubblici dal 9 all’11 marzo ad Enna. Il progetto era stato selezionato dall'impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa e minorile, attraverso il bando pubblico “Un passo avanti”.

L’intervento, che ha coinvolto nove carceri delle province di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo e Trapani, ha proposto attività relazionali e sportive con genitori e figli protagonisti. Quindi: workshop, eventi e incontri formativi all’interno degli istituti scolastici e degli istituti penitenziari, in cui sono stati anche creati spazi dedicati al gioco. Inoltre, sono stati organizzati percorsi psico-educativi, per lavorare sulle emozioni e sul linguaggio non verbale, e percorsi e incontri per il supporto alla genitorialità all’interno degli istituti di reclusione. 

Ospitati dalle prestigiose sale monumentali del convento dei Cappuccini e di Palazzo Chiaramente, grazie alla collaborazione con il Comune di Enna, si sono tenute le giornate conclusive (ecco il programma) e si sono tirate le somme: 3.434 soggetti coinvolti, tra persone detenute e bambini, a fronte di un risultato previsto che ne prevedeva poco più di mille. Il progetto ha triplicato i risultati previsti alla vigilia.

“Abbiamo fatto rete e coinvolto 42 diversi soggetti sociali e istituzionali, con diverse competenze – ha detto in apertura Vincenzo Bonasera, presidente Uisp Sicilia – abbiamo dimostrato che la speranza sconfigge l’indifferenza”. E in questi casi la voglia di futuro vince davvero, quella che non considera luoghi ‘separati’ gli istituti penitenziari ma li vede come nuove occasioni per tutti: persone detenute, famiglie, bambini. Affiora il significato intrinseco della genitorialità, un valore e un sentimento che prevale sempre, anche dietro le sbarre: “I bambini hanno visto un cambiamento, hanno potuto vedere papà e mamma con occhi diversi. Questo gli rimarrà, in qualche forma”, ha detto Marco Rossi Doria, presidente dell’impresa sociale Con i bambini, in un video intervento.

“Il gioco e l’attività sportiva avvicinano, scaldano un ambiente abitualmente freddo, lo rendono accogliente, migliorano i legami tra gli appartenenti ad una comunità – ha detto Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, concludendo le tre giornate - questo progetto è ambizioso e complesso, pone continuamente domande nuove, interpreta un diritto che è stato finalmente ‘riconosciuto’ dalla nostra Costituzione. Questo progetto allarga gli orizzonti, i risultati ottenuti ci interrogano sul futuro, ci chiedono di rendere stabile la rete dei soggetti coinvolti, anche pensando ad un Osservatorio regionale permanente sull’infanzia”.

Molti degli interventi si sono focalizzati sulla possibilità di rendere replicabile, in Sicilia e altrove, questo progetto riconoscendo al tema dei diritti, del gioco e della genitorialità una funzione di contaminazione, identità e ricerca. “Un progetto innovativo che ha saputo interpretare correttamente anche la funzione della pena, non afflittiva ma rieducativa”, ha detto Gabriella Di Franco, direttrice della Casa circondariale ‘Luigi Bodenza’ di Enna. Le ha fatto eco Giuseppina Irrera, dirigente del Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria: “L’attività sportiva si è dimostrata un ponte efficacissimo per abbracciare più ambiti, allenare le competenze di tutti i soggetti coinvolti, all’interno e fuori dagli istituti penitenziari, avvicinare i linguaggi, Abbiamo condiviso tutti insieme le potenzialità del valore sociale dello sport, il superamento di certe barriere e pregiudizi, la libertà che è nel rispetto delle regole”. Genitorialità è stato il valore chiave di partenza intorno al quale ha girato tutto il resto. Ovvero: affettività ed emozioni, come ha spiegato Daniele Armetta, psicologo e presidente Metaintelligenze.

”L’Uisp ha avuto il coraggio di sfatare un pregiudizio, ovvero che quello che avviene nelle carceri non ci riguarda. Invece no, ci appartiene, perché il bambino, in quanto figlio di un papà o di una mamma che in una fase della loro vita sono in carcere, è un ospite, non è un detenuto. Non deve espiare una pena – ha detto Settimio Monetini, già dirigente Prap in Sicilia – l’Uisp ha adottato una prospettiva giusta proponendo non solo attività ricreative e sportive ma anche una vita più umana e quindi una pena più rieducativa. Non puoi fare rieducazione se non riconosci i diritti. E soprattutto: l’intervento non può ridursi ad una sola giornata ma deve essere continuativo”.

L’efficacia della comunicazione del progetto, curata dalla giornalista Laura Bonasera, parte dall’illustrazione, realizzata da Mauro Biani che ha assegnato ad una farfalla un forte valore simbolico. Il tema comunicazione del progetto è stato messo in luce da vari interventi e da Marta Pavan, assistente di direzione dell’impresa sociale Con i Bambini, ente finanziatore, che ha sottolineato il valore della comunicazione anche in chiave rendicontativa e di disseminazione dei risultati raggiunti: “Una narrazione che ha permesso di ragionare sull’esperienza detentiva, perché i nuovi apprendimenti sono stati messi a disposizione anche per il futuro”. Antonella D’Amico, responsabile azione FormAzione e docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione dell’Università di Palermo, ha parlato di questo progetto come di un ‘romanzo’: “Se vogliamo far crescere la comunità educante – ha detto – dobbiamo puntare ad una comunicazione educante”. Nella tre giorni di Enna è stata allestita una “Virtual reality experience” tramite cui era possibile immergersi nella realtà carceraria attraverso i video a 360° realizzati da Vito Foderà, vedere gli interventi concretamente realizzati nelle ristrutturazioni degli spazi e scorrere le immagini dei servizi tv dedicati al progetto, come il servizio speciale realizzato dalla giornalista Monica Matano e trasmesso su Rai 2 e quelli realizzati da Tgr Rai Sicilia. Inoltre, nell’ambito degli incontri, domenica mattina si è tenuto un corso di formazione con riconoscimento di crediti formativi da parte dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia, aperto dal segretario generale dell’Odg, Filippo Mulè.

Particolare attenzione è stata dedicata ai temi della progettazione e della valutazioneLorenzo Floresta, progettista e responsabile del monitoraggio, IN UNA NOSTRA INTERVISTA VIDEO ha messo in luce l’importanza dell’iter progettuale, che è stato realizzato mattone su mattone con Uisp Sicilia, puntando ad una profonda conoscenza del territorio e delle esperienze maturate per costruire la rete degli stakeholder, in stretta collaborazione con gli aspetti di innovazione, ricerca e comunicazione. Prerequisiti indispensabili per garantire percorsi di replicabilità e continuità delle tematiche affrontate. Il lavoro di monitoraggio è stato condotto in stretto rapporto con Vincenzo Sapienza, direttore del progetto Giocare per diritto, con Sergio Vinciprova, responsabile Area Gioco, e con i responsabili delle cabine di regia territoriali, molti dei quali hanno portato la loro esperienza nella sessione del pomeriggio di domenica 10 marzo: Santino Cannavò (Messina), Martina di Marco (Palermo), Gabriella Elia (Ragusa).

La valutazione del progetto è affidata a Francesco Mazzeo, docente dell’Università di Catania, che insieme al suo staff di ricercatori sarà impegnato in questo lavoro per i prossimi mesi, puntando a valutarne anche la possibilità di replicabilità (articolo di Ivano Maiorella, foto di Arturo Safina)

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